La biopsia osteomidollare (BOM) “può” essere un esame doloroso, è scritto nella maggior parte dei testi che ne descrivono la pratica. La diversa intensità del dolore dipende notoriamente da fattori soggettivi , come tolleranza, condizioni dell’area su cui avviene il prelievo, ma anche oggettivi , come l’abilità dell’operatore che la pratica. Di sicuro non è un esame che si affronta a cuor leggero e nella maggior parte dei casi “lascia il segno”. Nonostante ciò e a differenza di altri esami potenzialmente dolorosi (come la colonscopia) viene eseguita quasi sempre solo con anestesia locale e, a quanto riferito dai pazienti, nella maggior parte dei centri clinici non viene neanche prospettata la possibilità di ottenere una sedazione con ansiolisi prima di affrontare l'esame. Un'iniziativa per approfondire il tema si deve all’AIPAMM (Associazione Italiana Pazienti con Malattie Mieloproliferative) che ha avviato un’indagine preliminare alla formulazione
di linee-guida per l’anestesia della biopsia ossea, che dovrebbero migliorare l’impatto dell’esame sul paziente. Tramite la compilazione di un form da parte dei pazienti si rilevano le pratiche utilizzate - anestesia locale in sede di biopsia o addizionale somministrazione di ansiolitico - lil livello di percezione del dolore, il tipo d'infornazione ricevuto ed altri dati che possono risultare utili alla formulazione di nuove prassi.
Le modalità con cui viene effettuata l’indagine garantiscono l’anonimato : i pazienti interessati a compilare il questionario possono farlo attraverso un link che devono chiedere inviando una mail a info@aipamm.it oppure ad azzan@smatteo.pv.it. Nel form sono inoltre assenti riferimenti adati che possano essere collegati alla persona che lo ha compilato o alla struttura ospedaliera in cui sono state eseguite le biopsie ossee. (a.b.)
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