mercoledì 16 marzo 2016

La vicenda kafkiana dell'interferone (pegilato)

Buongiorno carissimi,
leggo da anni con entusiasmo ed ottimismo di scoperte scientifiche riguardanti le malattie proliferative, in particolare PV (policitemia vera) e TE(trombocitemia essenziale). L'amara constatazione è che siamo, nonostante tutto, ancora fermi all'oncocarbide... Un abbraccio” scrive Davide agli ematologi  dell'autorevole  gruppo www.progettoagimm.it che rispondono alle domande dei pazienti offrendo un servizio che, per chiarezza  e precisione nell’informazione, non ha eguali nel campo delle malattie mieloproliferative croniche in Italia.
“Negli ultimi anni sono stati sviluppati nuovi farmaci anche nella PV e nella TE” risponde a Davide l’esperto "Nella PV, l'interferone alfa pegilato è considerato una prima scelta terapeutica, al pari dell'oncocarbide, dalle linee-guida europee ed è il farmaco ad oggi più efficace nel ridurre e talora abolire la carica allelica di JAK2…(…). Nella TE, l'interferone e l'anagrelide sono alternative terapeutiche che possono essere usate in pazienti per i quali l'oncocarbide non è indicata (es. la gravidanza) o è inefficace o non tollerata…” 
La risposta è importante sia perché afferma effetti terapeutici dell’interferone fino a poco tempo fa  controversi  in Italia sia perché riferisce che nelle linee guida europee l’interferone alfa pegilato assurge a farmaco dei prima scelta assieme all’idrossiurea (oncocarbide).
Proprio la chiarezza della risposta getta tuttavia luce su contraddizioni e opacità dello scenario farmacologico italiano. Vediamo quali.
Interferoni vecchi e nuovi - Per le malattie mieloproliferative croniche sono efficaci gli interferoninon pegilati (intron a)  e i pegilati ( pegasys e pegintron). Entrambi sono alfa ricombinanti ma i pegilati sono rivestiti di una sostanza, il polietilene glicole, che  permette di rallentare il tempo di eliminazione del farmaco nell'organismo e quindi di somministrarlo con minor frequenza riducendo gli effetti  collaterali. Si tratta di un’evoluzione positiva della molecola  che consente una migliore compliance. Ebbene, in Italia ai pazienti con TE viene proposto,   l’interferone alfa ricombinante  non pegilato, gravato da molti effetti collaterali che spingono molti pazienti ad interromperne l’uso e ad assumere anagrelide, farmaco non chemioterapico ma  controindicato per chi ha problemi cardiaci oppure a tornare all’idrossiurea (oncocarbide). In altri paesi europei e negli Usa viene invece utilizzato l’interferone alfa ricombinante pegilato e gli abbandoni della terapia sono meno frequenti. 

Perché in Italia viene usato il non pegilato? La risposta frequente è che  soltanto  l’interferone alfa2b ricombinante  non pegilato è   carico del Servizio Sanitario Nazionale. inserito nelle liste della legge 648/96  “off label”.Qui il primo paradosso. Infatti "off label"  significa che è usato  in maniera non conforme a quanto previsto dal riassunto delle caratteristiche del prodotto. Il paziente deve firmare un consenso informato e il medico prescrittore si assume la responsabilità di un farmaco fuori indicazione. Ma le linee guida europee non lo indicano come un farmaco di prima linea trattamento nella di ET ( e PV)? Non sarebbe  allora caso di  aggiornare le sue indicazioni? Ma se proprio si vuole mantenere off label perché non lasciare facoltà al medico di prescrivere  anche l’interferone alfa ricombinate pegilato,  visto che si tratta sostanzialmente della stessa molecola e considerato anche che la differenza economica tra la forma pegilata (50 mcg) e l’equivalente dose non pegilata è irrisoria (126,55 euro vs 91,5.).
Da considerare ancora che la prescrizione off label di Intron A per la trombocitemia è fatta sulla base di una legge del 1996 (quando ancora non esisteva il pegilato) e che la nota AIFA del luglio 2011 riguardante il pegilato non includeva la trombocitemia.
Da tempo la vicenda è nota alle istituzioni sanitarie, ma senza che nulla sia intervenuto a modificare la situazione. C’è stato addirittura un ematologo,Vincenzo Martinelli di Napoli che  ha appoggiato una paziente nel 2011 nel suo ricorso art.700 contro l'ASL per ottenere  il pegilato e lo ha vinto. Fino ad oggi, mentre in altri paesi europei il ricorso al “vecchio” interferone è ormai superato, in Italia hanno potuto assumere il pegilato solo pazienti entrati in protocolli di studio o altri che hanno la “fortuna” di essere affetti  oltre che dalla mieloproliferativa cronica  anche da  un’altra patologia che ne prevede l’uso ( es. l’epatite c). D’altra parte dover stare peggio per cercare di stare meglio con i  nuovi farmaci succede anche nel campo dei criteri di accesso ai trials. Ma questa è un’altra storia…(ab)
Firma la petizione per far approvare il pegilato

1 commento:

Giuliano ha detto...

Purtroppo la realtà è esattamente quella descritta nell'articolo.
Personalmente per la TE sono in cura con cicli di interferone (non pegilato) dal 1997. Solo nel 2006 per "errore" l'ematologo mi ha prescritto l'interferone pegilato ed è stata tutta un'altra cosa: niente febbre, spossatezza e dolori vari. L'emocromo si è normalizzato in soli 2 mesi contro i 5 della formulazione non pegilata. Pertanto, facendo due conti, nel mio caso, il SSN ha pure risparmiato risorse economiche. Invece, purtroppo, ho dovuto negli anni successivi riprendere la somministrazione dell'interferone non pegilato perché non prescrivibile per la TE, con tutti i fastidi del caso, che riguardano solo me e non i medici o men che mai le istituzioni sanitarie (AIFA, ASL, ecc.)
Saluti
Giuliano

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